ELEONORA - LA VITA E' UNA SCENA SENZA SIPARIO

Come in una tragedia greca la pièce rispetta volutamente due delle tre unità aristoteliche: l’unità di azione e di luogo. La scena in cui si svolge l’azione è il camerino di un teatro, al di là del quale si intuisce un palcoscenico con il suo pubblico, la sua magica atmosfera, la sua realtà irreale.
In questo luogo che non concede di identificare né il tempo, né lo spazio, in cui la storia si svolge, convivono, come in un microcosmo, amore e gelosia, dolore e gioia, passato e presente. Ma soprattutto realtà e finzione si sovrappongono, talora confondendosi, in un continuo gioco di contaminazione tra vita, teatro e metateatro.
Su questa scena essenziale e simbolica agiscono un’attrice che ha dedicato la vita al teatro e, ormai avanti negli anni, sente cocente il rimorso di non aver saputo recitare il ruolo di madre nella realtà, una giovane donna oppressa da una figura materna tragicamente ingombrante, che le fa da servo di scena, e tra loro un giovane legato ad entrambe da un rapporto ambiguo.
Creature vere con i loro problemi, le loro passioni, i loro drammi, che tuttavia si mutano in protagonisti di una recita in cui i contorni del reale sfumano a poco a poco per ricomporsi soltanto alla fine dello spettacolo, grazie ad una rivelazione che disgrega anche l'ultima delle finzioni.